Conservazione
Responsabile:
dott.ssa Diana Settepanella (indirizzo mail: diana.settepanella@beniculturali.it)
L’ Archivio di Stato di Macerata nasce ufficialmente con decreto ministeriale del 15 maggio 1941 grazie alla concentrazione di fondi già precedentemente raccolti presso la biblioteca comunale di Macerata ad opera di eminenti studiosi come Ludovico Zdekauer.
La caratteristica fondamentale dell’Istituto è quella di conservare un patrimonio documentario relativo non soltanto alla città di Macerata (foto n. 91) ed alla provincia, ma anche a gran parte del territorio dell’intera regione. Questo per il semplice motivo che a partire dal XV secolo Macerata fu sede delle principali magistrature pontificie, della cosiddetta Marca di Ancona, che avevano giurisdizione su tutte le Marche (foto n. 140). Quegli stessi archivi sono rappresentati dal fondo del Governatore generale della Marca (foto n. 51), della Curia generale della Marca, del Tribunale della Rota (foto n. 115), del Commissario delle frodi, del Subcommissario degli spogli, del Commissario nella Marca della Reverenda Fabbrica di S. Pietro.
L’Archivio di Stato conserva anche la documentazione relativa ad organi locali come il podestà di Macerata (foto nn. 92, 110, 111, 16, 18, 19), quello di Montefano, di Belforte del Chienti, di Recanati, di Montesanto (attuale Potenza Picena), di San Severino Marche, i pretori di Montecassiano, di Monte San Martino, per limitarsi ai fondi più antichi.
Per quanto riguarda l’epoca moderna, non si possono non ricordare gli archivi dell’Amministrazione dipartimentale (foto n. 26) e della Prefettura del dipartimento del Musone (foto n. 146), della Corte di giustizia civile e criminale, del Tribunale del I° dipartimento del Musone (foto n. 113), dei Giudici di pace di molti comuni.
L’Archivio di Stato di Macerata conserva inoltre le carte della Delegazione apostolica della I^ Restaurazione, del periodo cioè che precedette l’annessione delle Marche al regno d’Italia napoleonico del 1808. Molto ben documentato anche il periodo relativo alla II^ Restaurazione: ricordiamo infatti i fondi della Delegazione apostolica (foto nn. 134, 29, 32, 149), della Direzione del bollo, registro e ipoteche delle Marche, con competenza regionale, del Tribunale di I^ istanza e di quello di appellazione delle Marche, anche in questo caso con competenza regionale.
A causa della diversa estensione dell’antica circoscrizione di Macerata fino all’unità, l’Archivio conserva documenti relativi a comuni che attualmente fanno parte della provincia di Ancona (Fabriano, Filottrano, Loreto (foto n. 135), Sassoferrato ed altri), di Ascoli Piceno ed ora Fermo (Sant’Elpidio a Mare, Amandola, ecc.)
Relativamente al periodo postunitario, si ricordano gli archivi della Prefettura, della Questura, dell’Intendenza di finanza, del Distretto militare (foto nn. 74, 75) e gli archivi degli uffici giudiziari, tra cui il Tribunale e la Corte di assise di Macerata.
Particolarmente ricca la serie degli archivi notarili (foto 142, 143) tra cui spicca naturalmente quello di Macerata a cui è annesso il cosiddetto Tabulario diplomatico (foto nn. 9, 10, 11, 12, 13 e 14), vale a dire oltre ottocento frammenti di codici in pergamena recuperati, all’inizio del secolo scorso, dalle coperte di altrettanti protocolli notarili.
Nell’Archivio di Stato di Macerata si trovano inoltre i fondi di istituzioni religiose come la Confraternita del Ss.mo Sacramento di Macerata ed il Monastero di S. Caterina di Cingoli (foto nn. 1, 119) con le sue 1095 pergamene.
Oltre a questi, occorre ricordare la documentazione dell’Amministrazione provinciale (foto n. 69), dell’Università (foto nn. 77 e 85), degli Istituti Riuniti di Cura e Ricovero, e di numerosi comuni, compreso quello del capoluogo (foto nn. 5, 8, 117), conservati a titolo di deposito.
Non mancano infine gli archivi di famiglie e persone, tra cui quello della famiglia Gentiloni Massi Silverj di Tolentino, Bonaccorsi e Gallo di Potenza Picena (foto nn. 27, 28), Ricci Petrocchini di Macerata. Ricordiamo infine l’archivio della Società dello Sferisterio, monumento fra i più significativi della città, costruito nella I^ metà del sec. XIX per il gioco del pallone con il bracciale e che da molti anni ospita la stagione lirica estiva (foto n. 49).
Per offrire un’idea della quantità di materiale documentario conservato nell’Archivio di Stato di Macerata, basti pensare che nei depositi si sviluppano quasi 11.000 metri lineari di scaffalature, occupate da circa 122.000 unità archivistiche. Le pergamene sono complessivamente 3550 (foto n. 144), la biblioteca di Istituto raccoglie circa 22.700 volumi.
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Per la sua natura istituzionale l’Archivio di Stato di Macerata rappresenta quindi da oltre mezzo secolo il punto di riferimento obbligato per le ricerche sulla storia dell’antica Marca di Ancona e dell’attuale provincia di Macerata, come testimoniano le centinaia di pubblicazioni, che hanno utilizzato i fondi archivistici, conservate nella biblioteca (foto n. 133).
Dall’Archivio di Stato di Macerata dipende la Sezione di Archivio di Stato di Camerino, istituita con d. m. 1 luglio 1967 e funzionante dal 1971 (cfr. www.archivi.beniculturali.it)
Vigilanza sugli archivi correnti e di deposito degli uffici statali, versamenti, depositi, scarti (art. 41 del Codice dei beni culturali e del paesaggio – d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42)
Responsabile:
dott.ssa Diana Settepanella (indirizzo mail: diana.settepanella@beniculturali.it)
L’Archivio di Stato di Macerata vigila sulla corretta tenuta degli archivi correnti e di deposito degli uffici statali situati nel territorio della provincia tramite apposite commissioni che costituiscono in questo modo un anello di collegamento fondamentale tra l’Archivio di Stato e gli altri uffici statali.
I compiti delle commissioni, definiti dal comma 5 dell’art. 41 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, comprendono appunto tutto ciò che concerne la tenuta degli archivi correnti e di deposito di questi uffici, stabilendo, nello specifico, che le commissioni esercitino la vigilanza sulla loro conservazione ed ordinamento, identifichino i documenti di natura riservata, svolgano le operazioni di scarto e curino la preparazione dei versamenti degli atti all’Archivio di Stato. Ogni commissione è composta da due rappresentanti dell’amministrazione cui appartengono gli atti, uno dei quali con funzioni di presidente e l’altro di segretario, da un rappresentante dell’Archivio di Stato e da un rappresentante della Prefettura (art. 17, comma 3 della legge 23 agosto 1988, n. 400).
Per quanto riguarda i versamenti, tutti gli uffici dello Stato versano i documenti che si riferiscono a pratiche terminate da oltre trent’anni, insieme agli strumenti che ne garantiscano la consultazione (elenchi, repertori, ecc.).
Le liste di leva e i ruoli matricolari vengono versati settanta anni dopo l’anno di nascita della classe cui si riferiscono.
Gli archivi notarili versano gli atti notarili ricevuti dai notai che hanno cessato l’esercizio professionale anteriormente all’ultimo centennio (comma 1, art. 41 del Codice dei beni culturali e del paesaggio) (foto nn. 34, 35)
E’ previsto inoltre che, in caso di pericolo di dispersione o di danneggiamento, possano essere versati documenti più recenti: si tratta comunque di carte che non sono più utili all’attività amministrativa degli uffici che le hanno prodotte e che rivestono ormai un interesse esclusivamente storico.
Nessun versamento può comunque essere ricevuto se non sono state effettuate le operazioni di scarto della documentazione non più necessaria alla attività degli uffici che l’hanno prodotta e ritenuta non importante ai fini della ricerca storica (comma 3, art. 41 del Codice dei beni culturali e del paesaggio).